Carcere di Vercelli, detenuta incinta: il sindacato della Polizia penitenziaria attacca la direzione
Carcere di Vercelli, detenuta incinta: il sindacato della Polizia penitenziaria attacca la direzione
Carcere di Vercelli, detenuta incinta: il sindacato della Polizia penitenziaria attacca la direzione
Il caso scoperto dopo un ricovero in ospedale. Aperti accertamenti interni sulla vicenda
Nel carcere di Billiemme non c’è una “stanza dell’amore”. Eppure, tra le mura della casa circondariale vercellese, l’amore è arrivato lo stesso. Una detenuta, è infatti incinta di nove settimane, una gravidanza scoperta solo pochi giorni fa, quando la donna è stata accompagnata al pronto soccorso per un malore e successivamente ricoverata.
In carcere dal giugno 2024 per furto e rapina, si trova nella sezione femminile dello stesso istituto in cui è detenuto anche M il compagno con cui aveva avuto una bambina nel 2018. Proprio per tutelare la genitorialità, i due avevano ottenuto l’autorizzazione a colloqui familiari periodici, inizialmente con la presenza della figlia e, successivamente, a due.
Secondo quanto emerso, almeno uno di questi incontri sarebbe andato oltre i limiti previsti. Le stanze dedicate ai colloqui, dotate di vetrate e videosorveglianza, consentono un controllo visivo ma non costante, poiché un operatore può gestire contemporaneamente più postazioni.
Il direttore del carcere di Vercelli, Giovanni Rempiccia, non ha rilasciato dichiarazioni, limitandosi a confermare che «sono in corso accertamenti». Più duro invece il commento di Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria: «Il caso della detenuta rimasta incinta a Vercelli rappresenta un episodio fuori dalle regole. È il segno di gravi inadempienze da parte dei dirigenti, che non hanno saputo garantire l’applicazione delle disposizioni di sicurezza. Purtroppo non si tratta di un caso isolato: il sistema penitenziario mostra falle evidenti e un controllo sempre più debole».
Dopo le dimissioni dall’ospedale, la donna è rientrata nella casa circondariale. Oltre alle verifiche interne per accertare eventuali responsabilità, resta ora da valutare se la gravidanza sia compatibile con la prosecuzione della detenzione o se la donna possa essere trasferita in una struttura alternativa.
Un episodio che solleva ancora una volta interrogativi profondi sulle condizioni di gestione delle strutture penitenziarie e sulla capacità del sistema di conciliare sicurezza, umanità e tutela dei diritti fondamentali.
