SniperInsight : edizione 27.11.25
SniperInsight : edizione 27.11.25
SniperInsight : edizione 27.11.25
SniperInsight : edizione 27.11.25
Sniper Insight è il nuovo format settimanale ispirato alla rassegna stampa Sniper Week, pensato per offrire un approfondimento sintetico e ragionato sui temi più attuali.
Ogni episodio parte da una notizia delle principali testate e ne analizza in modo diretto i fatti, le cause e le possibili conseguenze.
Questa settimana dal Corriere Eusebiano
Questa settimana il punto di partenza è il nuovo Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, presentato a Torino. Numeri che arrivano come una doccia fredda e che ci costringono a guardare in faccia una realtà che spesso preferiamo ignorare.
In Piemonte, nel solo 2024, sono stati registrati 1.659 reati ambientali.
Un dato che da solo dice poco, ma che diventa significativo quando lo confrontiamo con l’anno precedente: +22%.
E non è solo una questione di grandi città. A Vercelli, ad esempio, i casi sono 62: apparentemente pochi, ma comunque parte di una crescita generalizzata che attraversa tutta la regione.
Dietro questi numeri ci sono soprattutto due filiere:
* lo smaltimento illegale dei rifiuti, che vola a +46%,
* e il ciclo del cemento, che cresce del 21%.
Cantieri fuori norma, discariche abusive, materiali non tracciati, e in mezzo – come sempre – zone grigie in cui si infilano interessi non proprio limpidi.
La verità è che i reati ambientali prosperano dove c’è spazio per prosperare.
Dove i controlli sono insufficienti, dove le procedure sono lente, dove la cultura della legalità ambientale non è ancora diventata una riflesso automatico.
E poi c’è un fattore che spesso non vogliamo nominare:
lo smaltimento illegale conviene.
È rapido, costa poco e – finché le maglie dei controlli restano larghe – è anche un rischio tutto sommato calcolabile.
Risultato: ciò che dovrebbe essere eccezione diventa abitudine.
Potrebbe sembrare un tema tecnico, una questione per addetti ai lavori. Ma non è così.
Ogni reato ambientale lascia una conseguenza concreta:
una falda che si inquina, un terreno che perde valore, un cantiere che diventa più fragile, un’area verde che scompare.
E alla fine il conto arriva sempre.
In salute, in qualità della vita, in costi di bonifica.
E soprattutto in credibilità: un territorio che non riesce a difendere sé stesso è un territorio che rischia di arretrare.
Il messaggio di fondo
Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, l’ha detta in modo semplice: “Senza legalità non c’è giustizia ambientale.”
Ed è esattamente il punto.
La transizione ecologica non è fatta solo di pannelli solari e piste ciclabili: è fatta anche – e forse soprattutto – di controlli, regole, responsabilità e trasparenza.
Se permettiamo all’illegalità di diventare routine, rischiamo che il degrado diventi parte del paesaggio. E quando un territorio si abitua a essere ferito, smette anche di lottare per guarire.
I dati sui reati ambientali non sono solo cifre: sono un campanello che suona sempre più forte.
Il vero interrogativo, oggi, non è quanto sia grande il problema, ma quanto siamo disposti a cambiare per fermarlo.
Perché se continuiamo a considerare questi reati come inevitabili, giorno dopo giorno, finiranno per diventare normali.
E quando l’illegalità diventa normale, il futuro smette di essere una promessa e diventa un’incognita.
